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Eolo
stelle lontane
QUALI STRATEGIE METTERE IN CAMPO? 1
I PRIMI INTERVENTI SONO DI LUCY SALVATI, MASSIMO BERTONI E MARIA RAUZI.

Iniziamo oggi un percorso di inchiesta attraverso diversi contributi su quali strategie dovrebbero essere messe in campo per favorire il rilancio del teatro ragazzi dopo l'emergenza del Coronavirus.

ECCO I PRIMI TRE INTERVENTI : LUCY SALVATI DEL TEATRO DEL BURATTO/MASSIMO BERTONI DIREZIONE TEATRO EVENTO/ MARIA RAUZI TEATRO DEL TELAIO


Partiamo dal presupposto che le istituzioni Nazionali e Territoriali devono sostenere il settore, pena l’eliminazione dell’intero sistema di Teatro per Ragazzi, ma non solo.
Ci scontreremo con un importante impoverimento delle famiglie e quindi, come è avvenuto nella crisi del 2008, avremo una contrazione di presenze e di incassi da aggiungersi alla riduzione del pubblico dovuta alle prescrizioni obbligatorie del distanziamento sociale.
Anche se i teatri potessero aprire insieme alle scuole, e come si spera, si dovesse tornare ad una parziale “normalità” lavorativa, il Teatro Ragazzi, quasi sicuramente, potrà riprendere le normali programmazioni dal prossimo gennaio 2021, in quanto le scuole dovranno recuperare, riprogettare e riorganizzare tutta la didattica, è quindi presumibile che le uscite saranno rimandate nei mesi successivi.
Il nostro lavoro subirà necessariamente una riorganizzazione che dovrà tener conto del distanziamento sociale:
1Non si potranno proporre spettacoli a pianta centrale che prevedono il coinvolgimento diretto dei bambini;
2 Nelle sale teatrali dovremo ridurre il numero dei posti del 50/60 %, pertanto si dovrà quindi prevedere la possibilità di replicare più volte nella stessa giornata lo stesso spettacolo per cercare di avere almeno la copertura delle spese vive;
3 Ci sarà una riduzione delle tournée in quanto chi ha spazi da programmare, prevedrà una forte presenza della propria compagnia, per due ragioni: per poter garantire più possibile i propri lavoratori e per ridurre le spese di cachet che difficilmente si riuscirebbero a coprire con gli incassi. Erano già insufficienti anche prima del Covid-19.
Fin tanto che saranno in atto le restrizione per il contenimento sociale, è necessario che il Teatro per Ragazzi si reinventi nelle sue forme di espressione e negli strumenti di comunicazione. Utilizzando le opportunità che ci offre la tecnologia, diventa vitale sviluppare dei progetti che sfruttino il web e la rete per raggiungere il nostro pubblico. Questa potrebbe rappresentare una grande possibilità per affrontare tematiche inerenti alla povertà educativa; si esclude la proposta in versione digitale di spettacoli teatrali, in quanto si perderebbe totalmente il rapporto diretto tra attori e pubblico, a discapito del coinvolgimento emozionale, che rappresenta l’elemento che caratterizza l’esperienza teatrale.
Sarà fondamentale il sostegno pubblico e privato alle stagioni teatrali. Ciò è necessario per evitare di creare un blocco della distribuzione sul territorio che comporterebbe ancora più difficoltà economica alle compagnie che non hanno luoghi dove esibirsi.
Per ripristinare quel rapporto di fiducia che con fatica e tenacia il Teatro Ragazzi ha saputo instaurare con le insegnanti e con le famiglie, si dovrà prevedere una campagna a livello Nazionale a sostegno di tutti i Centri e di tutte le Compagnie di Teatro per Ragazzi, così come è avvenuto ad esempio per la promozione di app18.
Sarebbe anche auspicabile uno specifico bonus teatro per ragazzi da destinare alle famiglie in modo da alleggerire anche l’aspetto economico delle famiglie stesse, che potrebbero utilizzare il bonus sia in famiglia, sia attraverso la scuola.

Regioni e Comuni dovrebbero farsi carico di promuovere presso le scuole di ogni ordine e grado le attività teatrali a loro riservate presenti sul territorio e prevedere l’utilizzo di pullman gratuiti o con quantomeno agevolazioni per il trasporto degli alunni.
A sostegno delle campagne promozionali si dovrebbero individuare dei testimonial come i nostri governanti, sportivi, scrittori, attori, filosofi, studiosi ed esperti del mondo dell’Infanzia e dei Giovani. Ciò potrà servire a incentivare ulteriormente la partecipazione del pubblico.
Anche i media ricoprono un importante ruolo: è necessario che inizino a prestare attenzione e considerazione alle realtà dei rispettivi territori, riconoscendone il valore e la rilevanza.
Per valorizzare ulteriormente il rilievo che questo settore ricopre, si dovrebbe pensare a un rilancio che preveda l’organizzazione di una grande Festa Nazionale dedicata al Teatro per Ragazzi.
LUCY SALVATI  TEATRO DEL BURATTO



La risposta a questa domanda può essere data solo se prima ipotizziamo quando finirà il periodo di emergenza e quale sarà lo scenario.
«Il primo elemento da escludere sono le attività che prevedono aggregazioni o presenza contemporanea di decine o centinaia di persone in spazi ristretti o chiusi. Non sono attività che possiamo immaginare finché non avremo un vaccino».
Così risponde il 20 aprile 2020, alla domanda su quali potrebbero essere le prime riaperture, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, subito avallato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Se questa sarà la linea confermata di chi ci governa e niente di diverso è stato prospettato tra le novità della cosiddetta Fase 2, è inutile ipotizzare trasformazioni di spazi, adattamenti di strutture, rimodulazioni dell'accoglienza del pubblico. Anche solo poche decine di persone non potranno trovarsi in uno spazio chiuso per attività culturali, ricreative, sociali, fino alla scoperta del vaccino, punto.
Quindi, se dovremo poi anche aspettare la vaccinazione di diversi milioni di cittadini, prima di poter riaprire al pubblico gli spazi di spettacolo dal vivo, possiamo ipotizzare che per noi la fine dell'emergenza si collocherà forse tra febbraio e marzo 2021. Un intero anno di chiusura, nella migliore delle ipotesi vedremo la riapertura di qualche festival tra marzo e maggio del prossimo anno.
Non ho una sfera di cristallo, ma immagino che, dopo più di un anno di stasi, ci troveremo di fronte uno scenario con molte criticità e ostacoli da affrontare, sarebbe quindi opportuno muoversi fin da subito per fare ipotesi e impostare strategie.

Il Teatro Ragazzi (qui da me inteso come l'insieme delle strutture produttive professionali operanti in Italia, sia riconosciute da Stato e Regioni, sia solo riconosciute localmente o dal resto dei colleghi) si specchia per lo più nel pubblico composto da cittadini dai 3 ai 14 anni (salvo estensioni over o under però non generalizzate). Come sappiamo sono spettatori esigenti, stimolanti, ma "guidati" a teatro fondamentalmente: a) da insegnanti, b) da genitori o parenti vari.

Prima criticità, il rapporto con le scuole.
Qui ci dobbiamo fare una serie di domande:
Come saranno le scuole del prossimo anno scolastico?
Riapriranno con che modalità organizzative?
Saranno permesse le uscite in generale?
Se sì, saranno permesse le uscite a teatro?
Se sì, i dirigenti scolastici si prenderanno la responsabilità di autorizzarle?
Se sì, gli insegnanti si prenderanno la responsabilità di organizzarle e di affrontare magari le ansie dei genitori allarmati?
Se sì, i trasporti pubblici o scolastici saranno attrezzati?
Si potranno portare piccoli spettacoli a scuola nell'attesa della riapertura dei teatri e anche dopo?
Nella nuova organizzazione scolastica si potranno fare le nostre tantissime attività di laboratorio a scuola, saranno vietate, solo ostacolate, oppure incentivate in quanto integrazione e supporto importante?
Tutte queste domande, ad oggi, non hanno risposte certe. Quello che è certo è che il Teatro Ragazzi deve, oggi più di sempre, mantenere i rapporti con le istituzioni (Ministero dell'Istruzione, Regioni, Uffici Scolastici Regionali), per le linee generali di indirizzo e l'utilizzo di fondi (PON, etc.), ma soprattutto interagire con il tessuto vivo della scuola, insegnanti e dirigenti. Bisogna essere ancor più propositivi, risolutivi, collaborativi, che in passato. In questo periodo di passaggio ben vengano anche tutte le iniziative formative online (non gli spettacoli), corsi per insegnanti, utility didattiche, formazione permanente a distanza, bisogna mantenere e rafforzare i rapporti.
Il Teatro Ragazzi non deve essere un teatro didattico, ma ridiventare un partner indispensabile, per una scuola che si sta già reinventando.

Seconda criticità, il rapporto con le famiglie.
E' un segmento di pubblico per noi quantitativamente molto meno rilevante delle scuole, sia per calendario che per fascia d'età più ridotta, ma comunque fondamentale e non sto a dilungarmi.
Qui abbiamo già delle certezze.
Non li avremo con noi finchè i teatri non potranno riaprire, se non in qualche sporadica situazione all'aperto, forse.
E, quando sarà, avremo a che fare con una parte di pubblico ancora angosciata dai rapporti interpersonali e dai posti chusi e con una parte di pubblico oppressa dai nuovi ulteriori problemi economici.
Qui il Teatro Ragazzi deve farsi ancora di più teatro popolare, si deve inventare altre forme di promozionalità verso le fasce deboli, deve fare tutti gli sforzi possibili per definirsi nell'immaginario collettivo come "luogo" aperto alle famiglie (comunque siano), friendly, occasione unica di cultura, di creatività, di incontro. Fondamentale sarà l'intensificazione dei rapporti con gli enti locali e le associazioni territoriali e una campagna continua, in questo periodo, di distinzione tra "ciò che è momento unico, esperienza dal vivo" e ciò che è virtuale, seriale, o documentaristico.

Detto questo il Teatro Ragazzi deve anche mantenere operative tutte le proprie risorse, che sappiamo essere prevalentemente umane. Essere attentissimo a recuperare tutti gli strumenti disponibili per il sostegno ai lavoratori, attentissimo ai futuri bandi che distribuiranno risorse, attivissimo nelle sedi istituzionali per mantenere e aumentare i sostegni alle aziende, ai progetti, ai festival (ministeriali e non).
Io non ho nessuna illusione rivoluzionaria o salvifica, o semplicemente depurativa generata dall'epidemia.
Ci troviamo già ora in una nuova, ennesima crisi economica, che nel prossimo futuro sarà più pesante. Storicamente da noi in occidente le crisi economiche non partoriscono rivoluzioni, semmai restaurazioni, autoritarismi e lotte fra poveri.
Questo mi convince ancor più che ogni compagnia che dovesse chiudere, ogni lavoratore dello spettacolo (artista, tecnico, organizzatore, etc.) che dovesse andarsene e rinunciare, rappresenterebbe una perdita grave per un paese che, al di là delle retoriche nazionalistiche dilaganti non solo da oggi, anche in campo culturale rimane uno dei più arretrati dell'Unione Europea.
Le parole chiave qui dovranno essere, secondo me: solidarietà di settore, progettualità il più possibile condivise e allargate, fare sistema, cooperazione, basta coi bizantinismi e i personalismi fatui.

In conclusione, ma non da ultimo, a mio parere, gli artisti in questo periodo dovrebbero produrre.
Francamente negli ultimi anni abbiamo prodotto molto, troppo e spesso... male (con l'ansia del raggiungimento dei parametri, inseguendo l'assessore di turno, per tutti gli anniversari e le ricorrenze possibili, sentite o meno, inseguendo i libri di testo e addirittura l'educazione stradale), spettacoli a volte usa e getta, amati forse neanche da chi li ha fatti.
Una volta assicurata la sussistenza quotidiana, che non è scontata per tutti, questo è il momento per produrre, con calma, tempo, passione, studio, una buona opera, ognuno a suo modo, per essere, quando verrà l'ora, pronti a ritrovare il nostro pubblico che, per nostra fortuna, si rinnova ciclicamente. Anche noi siamo chiamati a farlo.
MASSIMO BERTONI DIREZIONE TEATRO EVENTO


Il teatro, e il teatro ragazzi, questo mistero. Ovvero: il palco, la platea e anche il foyer e, di contro, gli spettacoli on line

A noi che abbiamo fatto il liceo classico, ci hanno spiegato che il teatro è nato come rito collettivo. Ci hanno anche fatto credere che avesse una funzione sociale che si chiamava “catarsi”; insomma: si guarda Edipo che uccide suo padre e che per questo viene punito dagli dei e si è contenti perché così non sentiamo più il bisogno di uccidere il nostro, di padre, dato che ci ha già pensato lui per tutti. A quelli di noi, che preferiscono le commedie alle tragedie e che sperano sempre nel lieto fine, forse questa cosa, non ha mai convinto fino in fondo. Ma che il teatro sia ben più di quello che accade sul palco è cosa che davvero dovrebbe essere evidente a tutti. Senza nemmeno scomodare il motivo per cui sono stati costruiti i teatri all’italiana coi palchetti, cioè per rendere evidente che lo spettacolo non era solo quello degli attori, ma anche degli spettatori (chi guarda chi, chi “punta” chi, chi c’è e chi manca). E anche adesso che i matrimoni non si combinano più a teatro, tantomeno durante gli spettacoli di teatro ragazzi, non possiamo negare che anche la coda in biglietteria, il guardarsi intorno per vedere chi si conosce, la scelta (quando si può) del posto, le chiacchiere al bar, il posto, il vicino simpatico o antipatico, il bambino che commenta o quello che rompe: anche questo fa parte dello spettacolo. E, per un bambino, la maschera simpatica, quella che ti riconosce e chiacchiera con te, e ti chiede se il lupo ti ha fatto paura, e il posto nella prima fila perché la tua mamma compra i biglietti in anticipo, e la presentazione dello spettacolo, e gli attori che, se vuoi, si fermano a parlare con te e ti fanno l’autografo. Non sono anche questi “spettacolo”? Ed essere lì con i tuoi genitori o con i tuoi amici, fisicamente, per un’ora intera, anche se ogni tanto ci si distrae e si comincia a chiacchierare?

Conclusione: per quale motivo dovremmo pagare il biglietto per uno spettacolo (soprattutto di teatro ragazzi) on line?

Prima del Coronavirus noi operatori di teatro ragazzi eravamo preoccupati di riempire i nostri progetti di termini come “funzione sociale”, “finalità aggregativa”, “ausilio alla didattica” perché forse ci sembrava poco invocare la funzione meramente “culturale” del teatro ragazzi, intesa come capacità che qualcuno (chiamiamolo “artista”) ha di “coltivare” gli altri. Poi, all’improvviso, tutta questa positività dello stare assieme ci si è ritorta contro. Anche abbastanza paradossalmente, dal momento che non sono certo gli spettacoli di teatro ragazzi quelli dei grandi numeri. Quindi, d’ora in poi, dovremo togliere tutti i video gratuiti on line dei nostri spettacoli per poterli far fruire a pagamento? Ma chi sceglierà di pagare proprio noi, invece dei cartoni della disney, quelli della pixar, l’intera stagione della Scala e poi quella del Piccolo Teatro? O potremo vendere a Raiplay i diritti sui nostri spettacoli perché Raiplay poi ne faccia quello che vuole? E Raiplay, certamente, sceglierà proprio noi, di fronte ad una platea mondiale potenzialmente infinita che improvvisamente diventerà “prossima”? Quale Cappuccetto Rosso acquisirà?

Conclusione 2: a cosa servono i video degli spettacoli?

Dunque il teatro (e il teatro ragazzi) on line sono il male? No, anzi! Noi operatori ci siamo sempre lamentati di quanto il teatro sia un’arte effimera. Riuscire a conservare traccia della nostra storia è fondamentale, per imparare, per riflettere, per confrontarci, magari, perché no?, per studiare. Ma tutto questo, serve a un pubblico di non addetti ai lavori? Cosa potrebbero trovare i bambini che seguono i nostri spettacoli, nei nostri video? Forse il rinnovarsi di un’emozione, o di un ricordo, magari a distanza di anni, come quando si riascoltano le canzoni della nostra infanzia…

Conclusione 3: il doloroso tasto economico.

Soprattutto il teatro ragazzi, in questi anni, è sopravvissuto perché ha sempre avuto un atteggiamento da formica. Pochi contributi, tanto lavoro, investimenti in grado di rientrare grazie a numeri altissimi di repliche di spettacoli, spalmate su più anni, a volte anche troppi, che hanno sempre avuto la funzione anche di garantire un reddito per gli attori, magari non alto, ma potenzialmente prolungato. Progetti e laboratori con le scuole. Progetti di valorizzazione del territorio. Progetti di ogni tipo. Probabilmente solo nel teatro ragazzi si può dire che si sia lavorato seriamente (più per necessità che per virtù) per “stare sul mercato” e per non puntare solo ai contributi. In questo momento tutta questa laboriosità ci si sta rivoltando inevitabilmente contro e sta generando perdite emorragiche. Ma ripensarci “on line” o “a distanza e con dispositivi di sicurezza” non è senz’altro imprenditorialmente immediato… Come valutare il costo delle prove e del lavoro organizzativo? E gli attori, non potendo replicare, dovranno passare senza soluzione di continuità da un progetto all’altro? In una specie di bulimia della produzione, ancora maggiore di quella, già a mio parere eccessiva, di oggi? E senza curarsi della perdita di quell’opportunità professionale ed artistica grande che gli attori (e i registi) hanno: crescere con lo spettacolo di replica in replica? Dobbiamo ridurre tutto a una specie di catena di montaggio della creatività?

MARIA RAUZI/ DIREZIONE TEATRO TELAIO



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